Per celebrare il 25 aprile, ho deciso di rileggere Una questione privata di Beppe Fenoglio, un autentico capolavoro che considero il libro perfetto sulla Resistenza. Fenoglio trasforma una trama all’apparenza semplice – la storia di Milton, innamorato di una donna che ama invece il suo migliore amico – in un racconto universale, dove il personale si fonde con la Storia, quella con la “S” maiuscola.
La Resistenza, qui, non è solo uno sfondo, ma si intreccia intimamente ai rapporti umani, diventando una sorta di specchio delle emozioni e delle passioni dei personaggi. La lingua di Fenoglio, moderna e originale, a tratti quasi irriverente per i canoni dell’epoca in cui fu scritto, risulta molto efficace nel trasmettere l’intensità e la crudezza degli eventi.
Il romanzo si apre con un flashback e, da quel momento, il lettore viene trascinato nei paesaggi aspri delle Langhe, tra boschi e rive, fino a percepire il freddo e l’isolamento che avvolgono Milton nella sua folle impresa. La sua è una corsa disperata, una fuga interminabile al limite della resistenza fisica, un’avventura che mette a dura prova il corpo e l’anima. Fenoglio riesce a farci vivere ogni passo di quella lotta interiore ed esteriore, facendoci sentire parte di una storia che è al contempo personale e collettiva.
Milton è uno di quei personaggi che lasciano un segno indelebile, e senza dubbio rimarrà per sempre nel mio cuore. La sua complessità, la sua umanità vulnerabile e determinata allo stesso tempo, lo rendono una figura straordinariamente vicina, nonostante l’ambientazione storica. È un ragazzo autentico e struggente.
Fenoglio lo dipinge con una delicatezza e una precisione che lo rendono non solo un eroe della Resistenza, ma un uomo di carne e ossa, fragile e forte, proprio come chiunque di noi. Milton rimane impresso nella memoria come simbolo di passione, sacrificio e umanità, un personaggio che si continua a portare dentro, indimenticabile.