Questa sfida di lettura mi porta sulle montagne russe della letteratura. Dopo Farinetti e il suo ottimismo sono stata investita da un pugno allo stomaco. E’ questo romanzo-confessione di Neige Sinno, autrice nata in Francia e ora residente in Messico. E’ la sua storia di giovane vittima di abusi sessuali da parte del patrigno. Con una freddezza e bravura incredibili racconta la sua preadolescenza, dai 9 ai 14 anni di abusi e stupri continui, non è un diario, non è un romanzo, sono i suoi ricordi avallati anche da freddi atti giudiziari, visto che ha denunciato e l’uomo è stato incarcerato. Dietro la facciata di famiglia “normale” un po’ naif, si nascondeva una squallida e sordida storia, l’uomo carismatico che tutti nel paese e dintorni rispettavano per autorevolezza e forza, per generosità visto che rischiava la vita per salvare dalla montagna altre persone era in realtà un mostro. Un mostro che figlia e madre denunciano dopo qualche anno. La mamma è stata all’oscuro di tutto, ma la figlia non le perdona il fatto che la donna sia ferita dalla menzogna di lui e non dal fatto che è uno stupratore.
Credo che la pedofilia sia un reato che non debba avere attenuanti, massimo della pena a chi fa male ad un minore. Giustamente Neige Sinno afferma che chi compie questi abusi dovrebbe suicidarsi. Abusare di bambini, ricattarli, intimar loro il silenzio significa rovinarli per sempre. E’ terribile, imperdonabile e le considerazioni finali dell’Autrice sono forse la parte del libro che più mi ha colpita per la profondità, per la disanima che lei fa. Il libro è letteratura, non è stato scritto né per cura né per consolazione.
Ho dato il massimo dei voti, raccontare così bene il male e l’indicibile in modo perfetto e lucido è veramente arduo. Libro indimenticabile.