La luce che manca di Nino Haratischwili è un romanzo potente e complesso, decisamente lontano dalle letture “da ombrellone”. Fin dalle prime pagine, sono stata catturata dalla storia di quattro giovani ragazze georgiane di Tbilisi, nate negli anni Settanta e cresciute in un Paese segnato dalla transizione dal regime sovietico all’indipendenza. I loro sogni e aspirazioni si scontrano con una realtà dominata da povertà, guerra civile, violenza e vendette personali.
Al centro del romanzo c’è una profonda amicizia, messa duramente alla prova dagli eventi che travolgono le protagoniste. In una società maschilista e retrograda, queste ragazze sono avvolte dal buio, ma cercano disperatamente la luce per crescere e sfuggire alla loro dura realtà. Haratischwili scrive pagine che colpiscono come pugni nello stomaco, e ciò che rende la lettura ancora più dolorosa è il confronto con i nostri anni Novanta, anni di spensieratezza e fiducia verso il futuro, che sembrano lontanissimi da quello che queste giovani donne hanno vissuto.
La violenza della guerra e della sopraffazione incide profondamente nelle vite private, incrinando i rapporti personali e portando persino a scontri tra amici e parenti. Tuttavia, il romanzo dimostra che solo una grande amicizia, pur ferita, può trovare la forza per sopravvivere, offrendo uno spiraglio di speranza in mezzo all’oscurità. Ho avuto modo di complimentarmi con l’autrice nel corso dell’evento Premio Grinzane Lattes ad Alba che ha vinto.