“Apparteniamo all’umanità più agiata, nutrita, sana, protetta e longeva cha abbia mai calcato la faccia della terra, eppure sembriamo la più impaurita, insicura, delusa, sfiduciata e isterica. C’è qualcosa che non torna.” Ho preso a prestito le parole di Antonio Scurati perché è la riflessione che ho fatto quando ho terminato la lettura di questo libro.
Dalla Rivoluzione francese in poi, i popoli hanno combattuto per ottenere diritti, libertà e democrazia, valori che, negli ultimi anni, nel progredito mondo occidentale, stiamo barattando con il voto a favore di populisti e nazionalisti in cambio di promesse di “sicurezza”.
È una lunga premessa a questo romanzo, che racconta la vita di Rosa Genoni, una donna italiana nata alla fine dell’Ottocento in montagna, in Valtellina, in una famiglia numerosa e poverissima. Grazie all’aiuto di una zia, si trasferì giovanissima a Milano, dove cominciò la sua professione di sarta come “piscinina”. Ben presto, carattere e talento le permisero di crescere come donna e come sarta; da giovanissima rivendicò condizioni di lavoro migliori per sé e per le sue colleghe, battendosi per diritti che, a quel tempo, erano utopici. Pagò ogni conquista a caro prezzo, con impegno, determinazione e studio, arrivando a raggiungere livelli di carriera e incarichi pubblici molto prestigiosi per una donna del suo tempo.
Rosa Genoni ha inventato il “made in Italy”, ma soprattutto si è battuta per la pace, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emancipazione di donne e bambine. Ha creato il reparto sartoria del carcere di Milano, oltre a molte altre iniziative sociali. A un certo punto pensò di fermarsi: era esausta e stava pagando un prezzo personale molto alto. Ma, come scrive l’autrice, ci sono persone che hanno la lotta dentro e le battaglie non combattute rimangono nel cuore, uccidendolo un po’ ogni giorno. Rosa Genoni era una battagliera coraggiosa e non si fermò.
L’unico appunto che posso fare a questo romanzo è il titolo: non l’avrei mai scelto se non mi fosse stato consigliato dalla libraia. Una volta iniziato, però, la storia mi ha catturata. Sebbene corposo, è un romanzo scorrevole e avvincente, scritto molto bene come memoir della protagonista alla nipote.