Percival Everett ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2025 per il romanzo “James”. La motivazione ufficiale del premio sottolinea come “James” sia una “riuscita rivisitazione di Huckleberry Finn” che “dà a Jim la possibilità di illustrare l’assurdità della supremazia razziale”
Il romanzo mi ha subito catturata, portandomi in un’avventura straordinaria dello schiavo James, detto Jim, e dei personaggi che lo accompagnano nel suo viaggio verso la salvezza e la libertà. È un libro ricco di arguzia e ironia, ma non mancano anche momenti drammatici. Offre spunti di riflessione profondi sui pregiudizi e gli stereotipi ancora presenti nel mondo e nell’America di oggi.
Il Premio Pulitzer 2025 a Everett non è un caso: anche se la schiavitù è stata abolita, quotidianamente assistiamo a scene di discriminazione e a un pericoloso risveglio del suprematismo. Un altro tema importante del romanzo è il valore della cultura e della conoscenza, che rendono liberi. In tempi difficili come questi, la cultura viene spesso messa in discussione perché considerata pericolosa dai populisti.
La lettura di “James” è coincisa, per caso, con l’ascolto di un podcast di Michelle Obama, in cui rifletteva con il fratello sulla difficile vita delle persone di colore e delle minoranze. È faticoso dover sempre dimostrare di essere all’altezza, superare pregiudizi e stereotipi. Spesso non si viene giudicati per quello che si fa o per chi si è, ma solo per il colore della pelle o altri aspetti riduttivi della persona. Tornando a “James”, credo che il Pulitzer sia più che meritato. È un romanzo bellissimo, uno di quelli che non leggevo da tempo, l’ho letto in pochi giorni, la mente sempre lì, ha avuto il potere di trasportarmi lungo il Mississippi e farmi vivere emozioni intense.
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