Quando voglio andare sul sicuro leggo un romanzo di Simenon. Non della serie di Maigret, ma dei suoi romanzi più intimisti, quelli in cui esplora la natura umana in profondità.
Il grande Bob è uno di quei romanzi in cui Simenon, con la sua scrittura essenziale, ci fa entrare nella vita di un uomo apparentemente qualunque, ma che in realtà nasconde una grandezza silenziosa. Bob è il figlio di un importante giurista, un uomo che avrebbe potuto avere una carriera brillante, ma decide di non laurearsi e di tagliare i ponti con la strada già segnata per lui. Ha rifiutato di vivere la vita che gli altri avevano scelto.
Fin da giovane sogna mondi diversi: immagina di diventare un carovaniere nel deserto o un asceta con un saio ruvido, uno che vive con niente e si accontenta dell’essenziale. È un ribelle tranquillo, uno che non fa rivoluzioni, ma che decide di non adeguarsi. E questo lo rende, agli occhi di molti, un fallito.
Bob ha fatto la sua scelta più grande scegliendo di amare Lulu, una donna che tutti considerano una mezza sbandata, diversa da lui per classe sociale, educazione e prospettive. La ama profondamente, senza riserve, concretizza la sua idea di felicità in questo pensiero: “In fondo, se ciascuno di noi s’incaricasse di rendere felice una sola persona, il mondo intero sarebbe felice.”
Questa frase racchiude il senso del libro: Bob non è un uomo senza ambizioni, è uno che ha deciso di dedicarsi completamente alla felicità di una persona sola, Lulu. Non voleva diventare importante, voleva semplicemente vivere accanto a lei, farla sentire amata, creare per lei un piccolo mondo felice. Simenon non lo giudica, ma alla fine Bob lascia addosso un senso di malinconia e di ammirazione insieme, perché, anche se non ha fatto niente di grandioso, ha avuto il coraggio di scegliere la propria strada verso la felicità ed è grande per questo.
Il grande Bob non è tra i suoi migliori romanzi, secondo me, però mi è piaciuto. Ha la capacità di raccontare la vita di persone normali, quasi banali, ma che a un certo punto, per una svolta del destino o per una scelta improvvisa, prendono pieghe diverse.
E poi, io che amo la Francia, ritrovo sempre nei suoi libri quell’atmosfera di città e paesini tipici, con i bistrot fumosi, le strade bagnate di pioggia, le case anonime che nascondono mondi interi. È come sentirsi lì, tra quei personaggi, a osservare le loro vite.