Ave Mary e la chiesa inventò la donna

La mia Valutazione:

8/10

Le mie considerazioni

Questo saggio è interessante e scritto da una delle donne più profonde e preparate sui temi dell’emancipazione femminile e sulle problematiche della società. La sua voce è tanto assente ora che non c’è più.

Non avevo mai riflettuto su quanto la religione avesse influito sulle vite di tutti noi, a partire dalla disobbedienza di Eva fino all’assenso di Maria. La percezione della donna come debole, bisognosa di un uomo per esistere, consenziente e sottomessa, ha radici profonde in queste narrazioni. La Murgia possiede una vasta conoscenza della religione cattolica; lei stessa è una credente critica e, in alcune parti, la lettura può risultare un po’ pesante. Tuttavia, il concetto rimane invariato: anche chi non crede o non pratica è influenzato da due millenni di mentalità patriarcale, poiché tutta la cultura occidentale (e non solo) è intrisa di quel pensiero.

La trama

La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore decisivo nella costruzione dell’immagine della donna. Partendo sempre da casi concreti, citando parabole del Vangelo e pubblicità televisive, icone sacre e icone fashion, encicliche e titoli di giornali femminili, questo libro dimostra che la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare facili risposte, Michela Murgia riesce nell’impresa di svelare la trama invisibile che ci lega, credenti e non credenti, nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna.

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