Per la sfida di lettura del 2025, ho scelto di affrontare un classico europeo che, considerati i tempi in cui viviamo, risulta più che mai attuale: 1984 di George Orwell. Viviamo in un’epoca in cui l’Europa liberale e democratica è messa a rischio dall’ascesa di partiti nazionalisti e populisti, e questo romanzo rappresenta un monito potente contro i pericoli del totalitarismo e della manipolazione del pensiero.
La trama è nota: Orwell immagina una società oppressiva e soffocante, l’Oceania, in cui il Partito esercita un controllo assoluto sulla vita dei cittadini. La storia si svolge in una Londra cupa e grigia, governata dal Grande Fratello, figura onnipresente che simboleggia la sorveglianza costante e il dominio del regime. Il protagonista, Winston Smith, lavora per il Partito nel Ministero della Verità, il cui compito è riscrivere la storia per adattarla alla propaganda del governo. Ogni aspetto della vita è monitorato, ogni pensiero indipendente è soffocato, e il potere si mantiene saldo grazie all’ignoranza forzata della popolazione.
Analizzare 1984 non è semplice, nonostante lo stile di Orwell sia scorrevole e accessibile, perché il romanzo affronta tematiche complesse e profonde. Tra gli aspetti più inquietanti spiccano la negazione della libertà individuale, il concetto di bipensiero – ossia la capacità di affermare e negare contemporaneamente la stessa verità –, la riscrittura della storia per consolidare il potere del regime, e la guerra perenne tra Oceania, Eurasia ed Estasia, senza mai un reale vincitore. Centrale è anche la figura di Goldstein, il nemico pubblico, simbolo dell’odio indotto dal Partito per distrarre la popolazione dai veri problemi.
Un altro elemento fondamentale è la Neolingua, una lingua artificiale creata per ridurre il numero di parole e, di conseguenza, limitare la capacità di pensiero critico. Orwell ci mette in guardia: senza parole non possono esistere idee, e senza pensiero critico non può esserci ribellione. Un popolo ignorante è un popolo facilmente manipolabile.
Il finale del romanzo è sconfortante e mi ha indotta ad una profonda riflessione. Orwell, che aveva vissuto in prima persona l’ascesa dei totalitarismi del Novecento – il nazifascismo e il comunismo –, ci avverte del pericolo rappresentato dai poteri che vogliono controllare il pensiero e limitare la libertà individuale. Il suo messaggio è chiaro: l’unico antidoto contro l’oppressione è la conoscenza. Solo attraverso lo studio e la cultura possiamo sviluppare un senso critico e difendere la nostra libertà.
Scritto nel 1948, 1984 è il romanzo distopico per eccellenza. Visionario al tempo della sua pubblicazione, oggi appare tristemente profetico. Orwell dimostra di essere uno di quei geni capaci di “sentire” i tempi a venire e di mettere in guardia l’umanità prima che sia troppo tardi.
Leggendo 1984 ho trovato un’analogia tra Quaderno proibito di Alba de Céspedes e 1984 di George Orwell per quanto riguarda il tema della scrittura segreta come atto di resistenza e liberazione interiore. Il diario, in entrambi i casi, diventa un rifugio personale e uno spazio di verità in una realtà opprimente. Sebbene i contesti siano diversi, in entrambi i romanzi la scrittura è un atto di affermazione e ribellione. Entrambi i romanzi però mostrano anche quanto sia difficile, se non impossibile, sfuggire completamente alle gabbie imposte dalla società.