Il Maestro e Margherita

La mia Valutazione:

9.5/10

Le mie considerazioni

La sfida 2025 prevede la lettura di un libro che ho già in casa. E quale poteva essere, se non Il Maestro e Margherita? È lì, nella mia libreria dal 2002, iniziato almeno quattro o cinque volte e mai portato a termine. Si tratta di un romanzo unico, tra i più belli e sorprendenti che io abbia mai letto. È complesso, intricato, ma a un certo punto tutto si chiarisce e ci si ritrova immersi in un’avventura letteraria straordinaria.

La trama non è facile da riassumere: in breve, il diavolo arriva a Mosca e si manifesta a due letterati in un parco, fingendosi uno straniero dal nome Voland. Con discorsi enigmatici li mette subito in difficoltà e, all’improvviso, introduce la vicenda di Ponzio Pilato, che ricorre in diversi capitoli e rappresenta la storia censurata del Maestro.

La prima parte del romanzo è vivace e a tratti ironica: le avventure del diavolo e della sua bizzarra compagnia – tra cui spicca il gattone Behemoth, irresistibilmente sarcastico – offrono un ritratto della Mosca degli anni Venti, soffocata dal potere, dalla burocrazia e dalle meschinità dei piccoli borghesi, pronti a tutto pur di ottenere un privilegio. È la Mosca dei burocrati e delle associazioni, in particolare quella degli scrittori, che Bulgakov mette alla berlina per esaltare invece la grandezza dell’artista contro l’ottusità del potere. Non a caso, una frase chiave del romanzo è «I manoscritti non bruciano», simbolo della resistenza degli scrittori e della forza indistruttibile della letteratura contro ogni forma di censura.

Solo a metà del libro incontriamo finalmente i protagonisti del titolo. Il racconto dell’incontro tra il Maestro e Margherita è tra le pagine d’amore più belle di tutta la letteratura: intenso, struggente e indimenticabile.

Il romanzo racconta una storia al tempo stesso fantastica, onirica, ironica e satirica; a tratti forse un po’ eccessiva, ma sempre incalzante. Per certi aspetti mi ha ricordato Jorge Amado – pur essendo i due scrittori molto diversi – per l’intreccio di magia e realismo, per la satira sociale e politica, per l’eros e il desiderio, per quella carnalità che si oppone al grigiore della repressione. E soprattutto per l’idea che l’Amore riesca a trionfare sul perbenismo e sull’ipocrisia.

Sono molto soddisfatta di questa lettura, nonostante alcune difficoltà: i tanti nomi russi che spesso mi hanno disorientata, la ridondanza di personaggi, e in certi passaggi una crudeltà e un’efferatezza che sfiorano l’eccesso, ma proprio nella sua fantasia debordante sta parte del suo fascino.

Ho letto che alcuni lo considerano un romanzo sopravvalutato. Personalmente non sono d’accordo: Il Maestro e Margherita è un classico del Novecento, un’opera unica che, a mio avviso, merita di essere letta almeno una volta nella vita.

La trama

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