Mi piace il vento, ma mi rende inquieta; leggendo questo bel romanzo di Federica Manzon l’ ho paragonato più volte al vento per le sensazioni che mi ha trasmesso. E’ un romanzo sulla memoria, sui luoghi, ma il filo che unisce la storia è il tempo. La vicenda si dipana in tre giorni, dal venerdì di Pasqua alla domenica, quindi un tempo definito, ma poi la storia dei protagonisti viene raccontata partendo dagli anni Settanta, quando la protagonista Alma era una bimba e arriva ai giorni nostri intrecciando la Storia. Le vicende si svolgono principalmente a Trieste, ma c’è molto altro. La posizione e la storia della città le hanno conferito un carattere unico, dove si intrecciano culture, religioni e tradizioni diverse. Gli influssi del passato austro-ungarico e il suo ruolo durante la Guerra Fredda la rendono una delle città più affascinanti e complesse così come Alma che sembra racchiudere in sé tanti aspetti diversi. I personaggi del romanzo sembrano rappresentare ciascuno un luogo e Alma, con la sua irrequietezza, li contiene tutti.
E’ un romanzo scorrevole perché l’autrice scrive bene, fluidamente, ma impegnativo. Intanto i luoghi non sono citati, ma si possono identificare per i dettagli forniti, non sono riportate date di riferimento, ma si possono riconoscere per i fatti storici accaduti, è sicuramente un romanzo che mi ha stimolata a cercare notizie e fatti storici che per negligenza o noncuranza avevo trascurato.
Mi ha trasmesso un profondo senso di irrequietezza, soprattutto per le vicende legate alla guerra civile nei Balcani, un conflitto crudele e drammatico su cui, devo ammettere, so ancora poco e più mi documento e meno comprendo. Nonostante la sua vicinanza geografica, all’epoca, trentenne e immersa nella mia vita di giovane madre, non gli avevo dedicato l’attenzione che meritava. Oggi, con due guerre così prossime che tormentano il presente, le pagine di Alma mi hanno colpito e inquietato profondamente, risvegliando in me riflessioni e preoccupazione.