Perché amo tanto leggere? Forse per passione, per evadere dalla quotidianità, per scoprire il nuovo, per capire il mondo. E più cerco di capirlo, più diventa complicato. Proprio come questo libro: un’opera complessa, difficile da incasellare in un genere preciso. Non è un romanzo biografico, non è un saggio scientifico, non è un romanzo tradizionale; forse si avvicina a un trattato filosofico, poiché invita a numerose riflessioni.
È complesso e scorrevole allo stesso tempo. Per me, che sono la persona più lontana dalla scienza, dalla matematica e dalla fisica, leggerlo è stata un’avventura straordinaria. È difficile da riassumere, perché è un intreccio di vite di scienziati che hanno dedicato la loro esistenza alla ricerca, sempre spinti a scoprire qualcosa di più, oltre il conosciuto. Il libro offre spunti di riflessione e racconta di scoperte che, insieme al progresso, hanno portato anche orrori. Grotendieck metteva in guardia contro il potere distruttivo della scienza ” Gli atomi che rasero al suolo Hiroshima e Nagasaki non furono separati dalle dita sudicie di un generale, ma da un gruppo di fisici armati di un pugno di equazioni”
Tra queste esperienze personali, c’è la sensazione di vuoto nell’anima di Schwarzschild poco prima di morire, lui che con i suoi studi aveva pofetizzato l’esistenza del “buco nero”, poi confermata negli anni successivi da altri scienziati.
Labatut è riuscito a combinare il genio e la follia di questi scienziati, affrontando il tema della tensione tra la conoscenza incarnata (coscienza) e la scienza pura. “Per capire il mio lavoro dovete disattivare gli schemi di pensiero che avete installato nei vostri cervelli e che avete dato per scontati per così tanti anni,” scrisse il matematico Mochizuki. Ecco, faccio mia questa frase: si applica a tanti aspetti della vita. La curiosità di sapere, di andare oltre gli schemi e i pregiudizi, deve prevalere su tutto.
Questa lettura mi ha fatto riflettere anche su un altro aspetto: le scoperte scientifiche, pur migliorando la vita in tanti ambiti, hanno sempre messo in crisi l’Umanità. I miti, le credenze religiose, le superstizioni sono stati sfatati dalla scienza, lasciando l’uomo smarrito, privo delle risposte che quella parte trascendentale, profondamente radicata in noi, continua a chiedere.
C’è sempre un elemento imponderabile che arriva all’improvviso: una pandemia, un virus, una nuova scoperta che può stravolgere e travolgere tutto e tutti. Questi eventi ci ricordano che, nonostante i progressi, restano zone d’ombra che la scienza ancora non può illuminare completamente, lasciando l’essere umano sospeso tra il bisogno di capire e l’incapacità di afferrare l’ignoto.