Il titolo è emblematico: i giorni di vetro possono rimandare da un lato alla fragilità della vita della protagonista, messa a rischio fin dalle prime ore di esistenza; dall’altro, a “Vetro” inteso come personaggio, una delle figure più malvagie della letteratura, che condiziona profondamente gli avvenimenti del romanzo. A mio parere, entrambe le interpretazioni sono valide.
Si tratta di un grande romanzo, in cui le vicende storiche del Ventennio e della Resistenza si intrecciano con le vicende private di Redenta , protagonista indimenticabile, e degli altri personaggi, tutti ben delineati dall’autrice. Redenta è una ragazza segnata dalla “scarogna”, ma al tempo stesso fortissima: dolce, eppure assoggettata prima al padre e poi al marito, riesce sempre a dimostrare un istinto di sopravvivenza che l’accompagna sin da neonata.
Il romanzo è ambientato nella provincia profonda dell’Italia, in Romagna, tra miseria, violenza, guerra e maschilismo. In questo contesto duro e implacabile, le questioni private dei personaggi si intrecciano continuamente con la grande Storia, dando vita a un racconto intenso e coinvolgente.
Nicoletta Verna scrive molto bene: il ritmo è incalzante, la prosa scorrevole, anche se spesso, soprattutto quando dà voce a Redenta, ricorre a termini in dialetto romagnolo o a espressioni dialettali italianizzate. Il linguaggio è crudo, essenziale, diretto.
Accanto a Redenta, un altro personaggio indimenticabile è la nonna materna Fafina: forte, impavida, diretta e indipendente. Amicizia, amore e solidarietà si intrecciano con violenza, miseria, efferatezza e odio: i sentimenti che permeano l’intero romanzo. Il tema dominante è però la violenza, sia familiare che sociale, in cui Redenta emerge per bontà e resilienza.
In un’intervista l’autrice ha affermato che «la violenza è la primordiale e inevitabile forma di interazione tra gli esseri umani. Questa violenza, nel distruggere, determina il progresso: l’evoluzione è sopraffazione, dunque progresso». Personalmente non condivido questa visione: credo infatti che il vero progresso umano possa nascere solo da coesione e umanità, esattamente il contrario di quanto sostiene la Verna.
Il romanzo è intenso, coinvolgente, anche se a tratti, a mio parere, eccessivamente cruento e raccapricciante. L’autrice ha saputo delineare i personaggi con grande profondità: in ognuno di essi si riflette un tipo umano diverso – il gentile, l’altruista, il violento, il sadico, il sottomesso, l’ambiguo. Caratteri esasperati dal periodo storico in cui la vicenda è ambientata, ma che, in forme diverse, continuano a esistere ancora oggi nella nostra società.