Simenon, come sempre, scrive con uno stile capace di rendere vivi i suoi personaggi e l’ambiente che li circonda. Questo romanzo è ambientato nella provincia francese, a Concarneau, cittadina bretone suggestiva con il suo porto, le mura antiche e le viuzze silenziose. Un luogo che conosco, per averla visitata nel 2022 e che ho ritrovato tra le pagine anche se la vicenda è ambientata negli anni Trenta del secolo scorso.
Il protagonista, Jules Guérec, è un uomo di mezza età che vive con le due sorelle, Céline e Françoise. La loro è una famiglia benestante ma chiusa, legata a rituali e silenzi opprimenti. Jules è un uomo debole, dominato dalle sorelle, in particolare dalla fredda e autoritaria Céline.
Una sera, Jules investe accidentalmente un bambino e fugge senza prestare soccorso. Questo evento sconvolge la sua routine e lo spinge a uscire dal guscio. Conosce Marie Papin, la madre del bambino – ignara della sua responsabilità – e si innamora di lei. Per la prima volta, Jules assapora un’altra vita, fatta di emozioni vere e desiderio di libertà.
Ma le sorelle, con la loro forza silenziosa e manipolatrice, riportano tutto all’ordine. Jules torna nella sua gabbia, in apparenza uguale a prima, ma con una consapevolezza diversa: qualcosa si è rotto e nulla potrà davvero tornare com’era.
Un romanzo breve e intenso, popolato da personaggi meschini ma profondamente realistici, immersi nella grigia desolazione della provincia. Jules Guérec è un personaggio negativo: non ho provato per lui alcuna simpatia, mai, solo disprezzo. È il protagonista del romanzo, ma la sua pavida mediocrità è tale che Georges Simenon non lo ha ritenuto nemmeno degno di apparire nel titolo.
Non è il miglior romanzo di Simenon, ma una lettura scorrevole e amara, che lascia il segno.