Per la Sfida di lettura 2025: un romanzo da cui hanno tratto un film, ho scelto di leggere (e rileggere) Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Da questo capolavoro letterario è nato un capolavoro cinematografico: il celebre film di Luchino Visconti del 1963.
Il romanzo è un’immersione profonda nella Sicilia del Risorgimento, un affresco storico di straordinaria intensità, popolato da personaggi indimenticabili, primo fra tutti il Principe Fabrizio Corbera di Salina. Il Gattopardo è un’opera straordinaria, la cui forza risiede soprattutto nella lingua sublime con cui è scritto, un elemento che lo rende ancora più potente della sua trasposizione cinematografica. Pochi libri possono vantare una prosa così ricca, raffinata e seducente, capace di evocare atmosfere, stati d’animo e trasformazioni epocali con una grazia unica.
L’autore adotta una lingua ottocentesca, elegante e musicale. Il protagonista assoluto è il Principe Fabrizio, un uomo di cinquant’anni, imponente e affascinante, che si percepisce come l’ultimo rappresentante della nobiltà borbonica, ormai destinata al declino sotto l’avanzata di una borghesia rozza e ignorante. È un animale in via d’estinzione, il fulcro della sua vasta famiglia, sovrastata dalla sua figura severa ma consapevole. Egli assiste con amarezza e rassegnazione al disgregarsi del proprio mondo, sentendo su di sé il peso del tempo che scorre inesorabile. Emblematiche le sue parole: «Noi eravamo i gattopardi, quelli dopo di noi le iene, gli sciacalli…»
Non era la prima volta che leggevo Il Gattopardo: l’ho ripreso più volte nel corso degli anni, ma mai come questa volta ho sentito di comprendere appieno il Principe Fabrizio, il suo disincanto, la sua percezione del tempo che fugge, il rimpianto della giovinezza ormai perduta. In questo romanzo non c’è alcun vincitore: il vero trionfatore è il tempo, che tutto consuma.
Ho alternato la lettura all’ascolto dell’audiolibro, letto in modo magistrale da Toni Servillo, un’esperienza che ha reso ancora più viva e intensa la narrazione. Il Gattopardo è un’opera impossibile da ridurre a una semplice recensione: in esso c’è tutto. La Sicilia con le sue luci e le sue ombre, la ricchezza sfrenata e la miseria, il passato e il futuro, il bigottismo e la scienza, l’apparenza sfarzosa e la miseria umana. Ho sottolineato molti passaggi, ho riletto e riascoltato, lasciandomi avvolgere da una lettura che arricchisce, fa riflettere e, soprattutto, appaga.